sabato 29 marzo 2014

Quando mi consegno al silenzio, accade questo...

"Il puro concetto, ossia l’infinità come abisso del nulla in cui sprofonda ogni essere, deve designare il dolore infinito, dolore che esisteva in precedenza storicamente […] come quel sentimento su cui riposa la religione [cristiana] dei tempi moderni, il sentimento “Dio stesso è morto”, quello stesso sentimento che era stato espresso per così dire solo empiricamente nelle parole di Pascal: “La natura è tale da indicare dovunque un dio perduto, tanto nell’uomo che fuori dell’uomo”, puramente come momento dell’idea suprema, ma anche niente più che un momento e così dare un’esistenza filosofica a ciò che era, per esempio, o precetto morale di sacrificare l’essere empirico, o il concetto dell’astrazione formale, e dunque alla filosofia l’idea della libertà assoluta e con ciò la Passione assoluta o il Venerdì Santo speculativo che fu già storico, e ripristinare quest’ultimo in tutta la verità e durezza della sua adeità, dalla quale durezza soltanto, poiché il carattere più gioioso, più superficiale e più singolare sia delle filosofie dogmatiche che delle religioni naturali non può non scomparire, la suprema totalità in tutta la sua serietà e dal suo abissale fondo può e deve risuscitare in modo onnicomprensivo e per la più gioiosa libertà della sua figura."

Georg Wilhelm Friedrich HEGEL, Fede e Sapere [1803], Conclusione.

mercoledì 26 marzo 2014