mercoledì 24 dicembre 2014


Guardo attorno. Dopo attenta osservazione mi accorgo del fatto che ormai sono una creatura del giurassico dato che mi ostino a dare importanza alla complessità. Capita spesso che, quando mi domandano quali lingue conosco, non penso all’inglese o al tedesco, ma corro immediatamente al greco e al latino, all’ebraico biblico e a qualche sprazzo di sanscrito. Questo giustifica la personale convinzione che la cultura non è assolutamente da confondere con l’ideologia e che uno stato non la può manipolare facendola scadere nel nozionismo da regime. Quando riesce a liberarsi dalle costrizioni, la cultura si diffonde come sapere e saggezza costruendo legami che non conoscono frontiere perché libera l’uomo nel profondo della sua umanità e questo, evidentemente, non lo si dovrebbe nemmeno immaginare.
Mantenere oppure ridurre una popolazione in una condizione di analfabetismo rappresenta l’arma più potente in mano ai totalitarismi così come ai liberismi ormai paradossalmente le due facce di una stessa medaglia. Oggi siamo precipitati in questo gorgo. L’alfabetizzazione di stato e la contestuale demolizione della scuola pubblica sotto le mentite spoglie di riforme e affini scempiaggini, sta imponendo alle nuove generazioni lo scadimento in una condizione di barbarie inaudita. Tutto ha avuto inizio con l’abbecedario del conformismo e l’abaco degli interessi privati. Quello che viene propinato alle classi non ha più nulla a che fare con l’educazione anche se sono pochi coloro che inorridiscono davanti allo spettro della seduzione collettiva. Non basta saper leggere, scrivere e far di conto quando i programmi, sempre più purgati e purganti tarpano ogni accenno alla formazione di uno spirito critico così come ogni processo di individuazione, fondamento indispensabile per l’elaborazione di idee necessarie alla formazione di una coscienza morale e civile. Non dimentichiamo che per fare spazio alle aule multimediali abbiamo smantellato le biblioteche con il risultato che più nessuno legge perché nessuno mette il prossimo in condizione di farlo. La lettura è l’ariete che abbatte l’indifferenza. Un libro può molto di più di un bastone perché pone in relazione l’anima dello scrittore con quella del lettore e quando i cuori cominciano a parlare ai cuori la rivoluzione non rimane un accurato progetto. I tablet non sopperiranno certo all’avanzare dell’ignoranza così come al processo di smaterializzazione cerebrale inaugurato con l’avvento della tecnologia e della tecnocrazia. L’orrore è che ci si limita ad esistere come esiste un qualsiasi telefono cellulare anzi, ci si rintana dentro senza troppi pensieri sperando che nessuno sbirci oltre i confini effimeri di un display. Una volta ridotto in poltiglia il cervello dal presenzialismo narcisista e fine a sé stesso, il sentiero si interrompe bruscamente. Da quel punto in poi si apre il deserto e oltre le dune lontane, da oriente arriveranno i tartari della distruzione.
Invece si blatera di “buona scuola” come se si trattasse di un dolce da consumare all’intervallo per spartirne le briciole con qualche mamma particolarmente golosa di stantie novità.
Se le cose stessero come strombazzano i soliti analisti prezzolati, non saremmo governati da una pletora di farabutti plutocrati che detengono il potere senza legittimazione. Anche se per molti la situazione non è messa in questo modo comprendo perché preferiscono vivere nel mondo dei sogni che germinano incubi:  la diffusione del sapere fa’ paura, ma rimane l’unica via percorribile per non soccombere alla barbarie.

            Nonostante la geremiade, rimango sempre una creatura del giurassico…

domenica 14 dicembre 2014

Osservare...la giusta distanza.

Sono stato a guardare. Spesso mi capita. Scelgo di mettermi da parte per lasciare strisciare via il flusso dell'esistenza. Mi decentro per evitare la consuetudine ideologica di sentirsi il cardine del mondo (il mio), il punto geometrale nel quale s'intricano fasci di sensazioni. L'emozione è altro dalle aspettative, irrompe quando i giudizi vengono sospesi e si osserva con chirurgica attenzione il fenomeno colto nella sua purezza, separato dal groviglio delle preoccupazioni quotidiane così come dallo snobismo pseudoculturale.

domenica 21 settembre 2014

Sull'importanza del leggere (a scuola)



Quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri, tanto più si restringe la cerchia degli uomini la cui compagnia ci è gradita.
Ludwig Feuerbach

mercoledì 10 settembre 2014

Metacritica della quotidianità

Ridondanza. Il problema è quando non ci sei. Non è questione da poco. Non esserci corrisponde ad una condizione di totale appiattimento al punto che gli altri parlano e tu anche se ne sei sensorialmente convinto, senti ma non ascolti e intervenendo nel discorso, parli senza cognizione di causa. In Oriente definirebbero questo come la totale mancanza di consapevolezza. Per noi occidentali la questione è ancora più complessa, dato che manchiamo di umiltà spirituale, intellettuale e psichica. Quando accade questo si crea un effetto ridondanza insostenibile per chi s’accorge che la confusione sta catturando tutto e tutti. Senza essere cinici, è la condizione perenne dell’essere umano, quella dettata dalla colpa antecedente (dato che parlare di peccato d’origine risulta demodèe). Così accade che il rumore aumenta rendendo impossibile ogni forma di comunicazione.
        


mercoledì 3 settembre 2014

Igor Stravinsky: Concerto in re per archi (1946)







Un brano intenso e complesso. La perizia esecutiva non è mai troppa quando sonorità e ritmiche devono essere rese con estrema pulizia e precisione.

venerdì 11 luglio 2014

Il piacere di...

Il piacere di trasgredire le regole è assoluto quando le regole stesse puzzano di umano compromesso.

mercoledì 9 luglio 2014

NPNC

Ho fatto un giro sul mio blog e ho visto che sono rimasto inattivo, sul blog s'intende, fino dal 24 di aprile. Non so se essere rimasto lontano dal web mi possa aver fatto male: ci rifletterò sopra. Quello che so, perché l'ho appreso, è che in questo mondo non si può non comunicare. Solo chi comunica e mette in circolo delle idee è in grado di fare cultura. Oggi è quello che manca.

giovedì 24 aprile 2014

Metacritica della società 1

1.Mi chiedo quale significato ha il progetto di fondare una critica della società. E ancora: quale fine o scopo? Per essere teoreticamente onesti, dovrei cominciare il mio percorso evitando qualsiasi scopo. Gli scopi, nell'ambito del pensiero, chiudono alla libertà del pensare stesso. Ogni scopo, anche il più elevato e nobile, rappresenta sempre un vincolo al quale mi devo trattenere oppure che devo rispettare.


Sono già andato troppo oltre. Solo all'interno delle prime righe che ho scritto, l’intrigo dei concetti è complesso. Dunque? Se la difficoltà del lavoro razionale mette in gioco la sacrosanta pazienza che devo porre ogni volta che mi presto alla riflessione, sarebbe meglio smettessi subito. La ratio implica una serietà alla quale l’oggi ci ha ormai disabituati. Questo è il primo vero punto

venerdì 4 aprile 2014

Alfredo Casella: Concerto per Archi (1923)





Musica che rimane purtroppo sconosciuta dentro i confini della nostra nazione e, di conseguenza, poco eseguita. un esempio di come questo paese non sappia come pagare la cultura.

sabato 29 marzo 2014

Quando mi consegno al silenzio, accade questo...

"Il puro concetto, ossia l’infinità come abisso del nulla in cui sprofonda ogni essere, deve designare il dolore infinito, dolore che esisteva in precedenza storicamente […] come quel sentimento su cui riposa la religione [cristiana] dei tempi moderni, il sentimento “Dio stesso è morto”, quello stesso sentimento che era stato espresso per così dire solo empiricamente nelle parole di Pascal: “La natura è tale da indicare dovunque un dio perduto, tanto nell’uomo che fuori dell’uomo”, puramente come momento dell’idea suprema, ma anche niente più che un momento e così dare un’esistenza filosofica a ciò che era, per esempio, o precetto morale di sacrificare l’essere empirico, o il concetto dell’astrazione formale, e dunque alla filosofia l’idea della libertà assoluta e con ciò la Passione assoluta o il Venerdì Santo speculativo che fu già storico, e ripristinare quest’ultimo in tutta la verità e durezza della sua adeità, dalla quale durezza soltanto, poiché il carattere più gioioso, più superficiale e più singolare sia delle filosofie dogmatiche che delle religioni naturali non può non scomparire, la suprema totalità in tutta la sua serietà e dal suo abissale fondo può e deve risuscitare in modo onnicomprensivo e per la più gioiosa libertà della sua figura."

Georg Wilhelm Friedrich HEGEL, Fede e Sapere [1803], Conclusione.

mercoledì 26 marzo 2014