lunedì 14 maggio 2012

Fratelli coltelli

Fratelli Coltelli qualche anno fa (estate 2008)

Capitano giorni quando i buoni propositi lastricano la strada della dispersione totale.
Torni da scuola, dove hai già dato e non solo in senso strettamente professionale. Pranzi con la consorte in pace, finalmente. Qualche chiacchiera tanto per alleggerire il peso delle ore date per la pagnotta. Ti prepari alla lettura, allo studio, magari allo scrivere e zac che scatta la disputa. Tutto nasce a causa di un cinque in scienze racimolato da mia figlia. Lei protesta, l'altro, mio figlio, interviene. Sfottò a tutto spiano. Grida da scimmia urlatrice, lei. Poi le mani. Strattoni. All'estremo l'intervento di noi genitori. Altre grida fino alla bordata di castighi e finale spossatezza. Cuore in gola. Amarezza a calici da ingurgitare fino alla feccia. Io e mia moglie distrutti. Un copione? Non so! Talvolta sono convinto che tutto accada sempre e solo in casa mia. Chissà perché?
Poi ho buttato giù qualche verso...e pensare che avrei da scrivere migliaia di pagine, piuttosto che condensare le emozioni in pochi versi.
Poesia e vita, fede che salva. Guai se non mi aggrappassi al canto, quando rischio di non farcela più.


Scivola il tempo di questo giorno bislacco.
Lo solite liti dei fratelli coltelli, estreme,
hanno lacerato la quiete del pomeriggio
tutt’altro che pallido ed assorto: un nero
iroso masso che divora vita e quant’altro
trascinando quel senso d’umana impotenza,
arcana inadeguatezza, solenne incapacità
e poi ancora fino a che frantumi domestiche
terraglie imponendo fine all’invereconda
disputa. Li chiamo figli? Despoti, dovrei
dire, immeritati aguzzini, quando già pesano
le complicanze dell’orbe intero. Frutti
dei miei lombi? D’accordo su tale natura,
ma cosa recita il Siracide? Usare la sferza
perché, dopo, ti saranno immensamente grati?

10 commenti:

  1. Oh Massimo! Sei deluso... e forse ti senti anche impotente e sfinito... che bello che sfoghi le emozioni nei versi e non sui figli, magari lo facessero anche gli altri...

    A volte è utile comunicare anche a loro le nostre emozioni, dir loro come ci sentiamo di fronte a queste litigate. E invece sgridiamo, puniamo e loro non sanno nulla dei nostri veri stati d'animo...

    Ti penso! E ti capisco

    Cinzia (mamma)

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    1. Il fatto è che spendo fiumi di parole, cercando di comunicare con loro. Lo faccio per principio, anche se mi portano allo sfinimento.

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  2. La mia famiglia è molto numerosa e quando dico numerosa intendo tanti. Ora siamo tutti grandi e vaccinati e quei antichi e violenti scontri verbali ci fanno sorridere. Ogni tanto ci rivolgiamo la domanda quando ora tocca a noi a sedare i nostri figli: " Ma come diavolo facevano a sopportarci tutti, i nostri genitori?" Mi dispiace non ho risposta. Tanta pazienza. Ricordo con tanta tristezza che un giorno avrò avuto 15 anni cercavamo da parecchio mia madre e non la trovavamo. Quando per caso entrai in camera sua, girai intorno al letto e la trovai distesa a terra sul tappeto e appena mi vide sorrise e mi fece segno di fare silenzio e non dire a nessuno dov'era. Rimasi di sasso e per la prima volta capii quanto eravamo insopportabili. Fu un ottima lezione.

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  3. Benvenuto nel club delle famiglie litigiose!
    Sempre vita è!
    Io quando capitavano scenate simili correvo a chiudere tutte le imposte, temendo che i vicini ci mandassero l'assistente sociale!
    Usare la sferza?
    Noooo ...
    meglio lo scudiscio!! :))

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  4. No, la sferza no :)
    E neppure lo scudiscio...
    Mi è piaciuto molto il commento di Cristina, grande donna sua madre!
    Ciao Massimo,
    Lara

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  5. A volte spandere parole non serve...serve tutt'altro!
    Vita lunga e prospera!

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  6. sembra di vedere me e mia sorella 30 anni fa!!!
    Coraggio: col tempo impareranno a volersi bene...

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  7. Non essere così amareggiato!
    E' un percorso normale , tipico dell'età, prova ad ignorarli; di solito l'indifferenza li fa riflettere.
    Buona giornata.
    Cristiana

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  8. Difficile dare consigli. Per pura combinazione, questa mattina ho ricevuto una telefonata nel corso della quale mi si dipingeva un figlio (altrui!) giovane ben viziato, una situazione che forse, per contrasto, ti può far ben sperare.

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