domenica 4 marzo 2012

Buona domenica! (pensieri appesi)




Giorno strano la domenica. Questa in particolare: lenta, grigia, stanca nei pensieri e nell’immaginazione che già proietta a domani. Forse aveva proprio ragione Leopardi: diman tristezza e noia recan l’ore. Lui, come me, prediligeva il sabato, il preludio. Forse il meglio, quello che carichiamo di aspettative. E poi? Insomma, dopo la delusione di ogni aspettativa?

Poi rimane l’attimo che riesco a cogliere. Come quello appena andato, quando, con noia, ho cercato la luce in una lettura casuale (spesso faccio così, prendendo uno dei tanti libri sparsi per casa, quelli per i quali non senti rimproveri). Una poesia di Vittorio Sereni: Addio Lugano bella. Un eco rivolto al celebre canto anarchico, certo. Un eco che si sposa con l’adesso.
Sento in sottofondo le solite trasmissioni domenicali, oggi dedicate (giustamente) alla memoria di Lucio Dalla anche se la purezza della sua poesia viene macchiata dalle lacrime coccodrillesche di giornalisti ed affini.
Non so quanto sia autentico il dolore di Massimo Giletti, ragiono mentre scrivo. Lui si preoccupa per lo share, doma il pubblico e s’atteggia a nume tutelare decretando il tempo da dedicare alla pubblicità  oppure alle lacrime. 

Giorno strano, sì, la domenica. Giorno quando vorrei sempre fare chissà che cosa e mi ritrovo a fare niente dandomi all’insoddisfazione della sera, mentre l’imbrunire trascina con sé la tristezza di ore lasciate scorrere nel niente dell’inquietudine.
In certe occasioni, nulla può nemmeno la poesia (perché non sorge). Il peso uggioso della nebbia interiore ottunde ogni anelito (ed io ne ho sempre troppi).

Giorno quando si indugia a tavola più del dovuto e si cede alla tentazione di qualche grappa come ammazza caffè. Ah, i pranzi domenicali, quelli che sono dominio esclusivo di mamme e suocere. Quelli dove la cucina s’arroventa nella preparazione di cibi vari, anche se sempre nel rispetto della tradizione. Chissà! Amo la buona tavola, ma la domenica…

La cultura ebraica non diede mai nome al primo giorno dopo il sabato, la domenica, per l’appunto. E’ una costatazione esistenziale, naturalmente! 

16 commenti:

  1. mi trovi d'accordo, la domenica anche per me è un giorno senza verve, solo una parentesi tra il sabato e il lunedì. Ciao

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  2. Volentieri un aggancio a rimbalzo; e volentieri dico di come ciò che accade ti si dice e ti assale perché — tu che lo aspetti mentre anche lui ti aspetta — lo racconti; anche una qualche giornata che si chiama domenica e non sa ancora che tu sai che si chiama domenica

    Un saluto
    Paolo

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  3. Magari da ragazzo era una bella giornata, ma, di questi tempi, sì, di solito é un giorno strano, la domenica. Però, dalle mie parti, talora é occasione per incontri con belle persone.

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    1. Gli incontri, come dici, sono quelle occasioni che ti salvano.

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  4. la domenica, per me, è un giorno appeso da sempre, tranne che, come dice Adriano, nei giorni della adolescenza e della gioventù scolastica. Per quanto mi sforzi in mattinata (corsa o passeggiata in bici negli incontri con la natura) rimane così stesa ad aspettare che asciughi per il lunedì successivo!

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  5. "La nostra piccolezza, la nostra insignificanza e natura mortale, mia e vostra, la cosa a cui per tutto il tempo cerchiamo di non pensare direttamente, che siamo minuscoli e alla mercé di grandi forze e che il tempo passa incessantemente e che ogni giorno abbiamo perso un altro giorno che non tornerà più e la nostra infanzia è finita e con lei l’adolescenza e il vigore della gioventù e presto anche l’età adulta, che tutto quello che vediamo intorno a noi non fa che decadere e andarsene, tutto se ne va e anche noi, anch’io, da come sono sfrecciati via questi primi quarantadue anni tra non molto me ne andrò anch’io, chi avrebbe mai immaginato che esistesse un modo più veritiero di dire “morire”, “andarsene”, il solo suono mi fa sentire come mi sento al crepuscolo di una domenica d’inverno..."

    (David Foster Wallace)

    Ecco come mi sento io la domenica ;-)

    C'è stato un tempo in cui lavoravo in ufficio dal lunedì al venerdì (un lavoro in cui mi ero ritrovata per caso, mai sentito davvero come il "mio" lavoro) e quindi, si può dire che vivessi aspettando il sabato. Il venerdì sera era fantastico. Il sabato mattino e pomeriggio anche. Già il sabato notte (di solito avevo l'abitudine, a quel tempo, di rincasare molto tardi) cominciava ad affiorare qualche pensiero triste. Poi arrivava la domenica mattina ed era tutta una graduale discesa nell'angoscia.

    Ho sempre pensato che questo particolare stato d'animo fosse legato al fatto che durante la domenica si sentisse già il lunedì bussare alla porta. La domenica come un primo sintomo, come un prodromo della malattia imminente (il lunedì); ma mi sbagliavo; oggi non lavoro più in ufficio, per me un giorno vale l'altro, eppure la domenica è sempre triste. Sempre fastidiosa, irritante. Ma perché?
    L'unica cosa che un po' mi aiuta a risollevarmi da questo stato d'animo domenicale è l'andare al cinema in serata: un paio d'ore di totale sospensione dalla realtà e torna la carica.

    Complimenti per i tuoi blog. Questa è una prima visita, ma tornerò sicuramente a leggerti pian pianino.
    Anche a me piace leggere ed il buon vino. :-)

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    1. Beh, il tuo commento è stimolante ed un piacevole invito a leggere quanto scrivi sul tuo blog (d scoperto proprio oggi!).
      Vedo, con piacere, che non sono l'unico ad amare il buon vino e le letture. A presto.

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  6. ci si perde per noia, caro Massimo, e non per cattiva volontà!!!

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    1. Sarebbe opportuno, allora, non dimenticare che è possibile armarsi di "buona volontà"!

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  7. Non ho più alcun apparecchio televisivo.
    :-)
    (L'affermazione sopra scritta contiene un velato e affettuoso consiglio).

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    1. Un velato e saggio consiglio. Già la guardo veramente poco, la televisione. Grazie.

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  8. Magari è perchè durante la settimana siamo presi da qualche sorta di frenesia, troviamo qualcosa da fare, gente che cammina di fretta come nelle grandi città, tutti corrono e noi di riflesso corriamo loro dietro,di domenica abbiamo quasi difficoltà a fermarci e coccolarci, ma magari ci troviamo costretti a fare i conti con noi stessi e alla nostra incapacità di far star ferma quella gamba che oscilla avanti ed indietro.Così mi chiedo cosa sia il nostro tempo, quello bello che abbiamo a disposizione o quello bello che ci manca? Secondo me la domenica è un'occasione e rifacendomi ad un grande libro di psicologia, al settimo giorno ci dobbiamo riposare.

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    1. Si, il settimo giorno...il riposo, ma anche per questo occorre sapere cosa significa staccare la spina!

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