venerdì 9 settembre 2011

...et in arcadia ego...


Scampando alle meccaniche del mondo
- i denti dell’ordigno fanno scempio
di me se non m’accorgo dell’imbroglio –
lo scoglio della doverosa tregua
per spaccare l’ apnea dei turbamenti,
offre occorrenza per trafugare
ai tuoi occhi  la scorsa dell’intesa.

Cos’è l’autentica vita? Smarrita
orma sull’infattibile, discorso
interrotto, frammentato sentiero.

“Dove?”Mi chiedi ansando.
“Oltre!” Rispondo stanco. Quali segni
siglano confine all’altrove, scritti
da un dio distratto che scombina le carte
del solitario quotidiano gioco.

Raccolgo la contesa, spero, alto
sulla bufera di voci sconvolte,
le tue piccole mani che carezzano
erica di passione nel silenzio
che tritura ogni aspra ipocrisia.
“Dove?” Ancora domanda appesa:
laddove l’inquietudine combina
ogni possibile aritmetica interiore.

4 commenti:

  1. molto bello e poetico questo brano: rivela una profondità d'animo non comune!!!

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  2. Un'Arcada invero aspra, com'e' nella tua cifra. Ben tornato!

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  3. Avevo capito che non eri scomparso, ma torni alla grande. Ciao.

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  4. Come non concordare con Adriano? poesia aspra,difficile per un profano come me,ma bella poesia,sicuramente bella.

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